Descrizione
Diversamente da come si racconta nell’Esodo, che il sangue doveva essere preso da un bacino e spruzzato sulla porta serrata per compiere lo scopo di protezione e difendersi dall’angelo della morte, qui le serrande restano alzate, i portoni spalancati da un popolo che accetta ignavo la morte nel suo privato, dentro le case, come una cosa che ha vinto, una carnevalata pungente, come una lingua di Menelik che ti si ficca in un occhio e non si arrotola più.
Accettare il male come se niente fosse. Questo avviene nel paesino di terra e vicoli dove vive Lello, ragazzino inquieto e timido alle prese con la prima adolescenza. Proprio lì, in quella landa di mezzo che ora molti conoscono come ‘La terra dei fuochi’ o ‘Il triangolo della morte’, c’è il Fosso, un po’ discarica e un po’ campo giochi, e nel Fosso c’è tutto: i drogati e gli innamorati, i ragazzini che fumano Marlboro di contrabbando e bevono gassosa Arnone, gli adulti che si vengono a fare o vengono ad ammazzare. Le giornate di Lello le solcano piccoli spacciatori, piccoli trafficanti, piccoli boss che scimmiottano la malavita vera, nelle pose e nei modi. Lui, che ha la sensibilità per cogliere l’ingiustizia e l’insensatezza di tutto ciò, non riesce però a trovare la forza di ribellarsi, perché quella necessaria a sopravvivere è già troppa. Così anche Lello arriverà a imparare che l’unico modo di vivere è quello, che i piccoli e grandi soprusi a cui assiste, e violenza e morte e abusi, devono scorrere nell’imperante convinzione che al peggio non c’è mai fine, e che le cose vanno comunque meglio di come potrebbero andare.
Raffaele Mozzillo, al suo esordio narrativo, con un linguaggio lieve e originale ci pone di fronte alla storia, scandita dalle promesse di una Madonna sempre presente, di un’umanità non rassegnata, perché in fondo non c’è nessun male a cui rassegnarsi, bensì profondamente assuefatta, votata alla sopravvivenza e alla connivenza, ciecamente fedele a qualsiasi promessa di redenzione.
Raffaele Mozzillo è nato a Caserta nel 1974 e ha vissuto fino alla soglia dei trent’anni in una zona di confine tra la provincia di Caserta e quella di Napoli. Dopo una tappa a Dublino, si è trasferito a Roma dove lavora come editor e redattore per agenzie ed editori tra cui Newton Compton. Ha curato per Perrone, insieme a Enos Rota, l’antologia d’ispirazione tondelliana Cronache dagli anni Zero (2010). Suoi racconti sono stati pubblicati su Ellittico, Terranullius, Doppiozero e Nuova Prova.