Lo schwa secondo noi

Ciao,

qui è dove vi raccontiamo un po’ come affrontiamo la questione dello schwa. Innanzitutto, ecco che puoi leggere il nostro approccio editoriale; a seguire potrai trovare le nostre norme redazionali e una piccola lista di articoli in cui ci esprimiamo sull’argomento.

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Nei nostri saggi pop si trova lo schwa, o ‘scevà’, suono vocalico neutro trascritto col simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale /ə/.

effequ ha trattato del simbolo e del suo uso nel titolo Femminili singolari di Vera Gheno (2019, nuova edizione 2021), e se ne è servita per la prima volta in alcuni tratti del saggio Il contrario della solitudine (2020), in particolare nei passaggi in cui la traduzione di un termine non binario ci poneva di fronte a una scelta non risolvibile adottando le nostre consuete convenzioni linguistiche. Nel dibattito recente si è vista sottolineata con rinnovata frequenza l’insufficienza del nostro italiano per affrontare forme plurali che coinvolgono più generi o per riferirsi al genere non binario.

Come è noto, l’italiano per convenzione utilizza, in entrambi i casi descritti, il maschile sovraesteso. A prescindere dalle opinioni in merito, e dalla consueta polarizzazione del dibattito sull’opportunità o meno dell’avvalersi di simboli alternativi al maschile sovraesteso, troviamo importante porre l’accento sulla possibilità di utilizzare forme diverse da quelle ormai consolidate, nell’ottica di riportare l’attenzione sulle norme linguistiche che quotidianamente mettiamo in pratica.

Crediamo fermamente che studiare e mettere in pratica una norma, in modo da diffonderne non l’uso ma la consapevolezza della possibilità, sia un compito squisitamente editoriale. Restiamo al contempo consapevoli che non è attraverso l’imposizione di una nuova convenzione che la lingua cambierà, e che il nostro approccio è volutamente provvisorio e sperimentale, anche perché manca ancora della fluidità e della precisione che solo il tempo e l’uso possono fornire.

Pertanto, nella collana Saggi Pop abbiamo deciso di utilizzare lo schwa, ma il suo uso non è esteso a ogni forma di plurale, bensì viene di occorrenza in occorrenza valutata l’occasione in cui l’uso si renda opportuno o meno. È dunque un utilizzo in forma di sottolineatura, per ricordare che la lingua può prestare attenzione, all’interno di una moltitudine, ai singoli individui che la compongono. Questo, crediamo, rappresenta uno dei punti di partenza per riflettere e far vivere una lingua, che alla fine dovrà essere sufficientemente ampia ed elastica per descrivere un altrettanto ampio ed elastico stato di cose: prestare attenzione al singolo, per evitare dunque di generalizzare (perché lo sappiamo, così nascono sdruciti stereotipi).

Le norme redazionali

Uso dello schwa [in saggistica]:

NB: Da usare il meno possibile, cercare sempre perifrasi e espressioni che permettano di aggirarlo, facendo attenzione a non usare i maschili sovraestesi!

Es: ə scienziatə: “la comunità scientifica…”

    • Singolare: lə maestrə, lə scienziatə
    • Plurale: ə maestrə, ə scienziatə
    • Preposizioni articolate, singolare: dellə maestrə, dellə scienziatə
    • Preposizioni articolate, plurale: deə maestrə, deə scienziatə

Alcuni articoli in cui ne parliamo

Su Robinson
Su Il fatto quotidiano
Su Alley Oop – Il Sole 24 Ore
Su L’Indiscreto